Oggi giorno sembra che, come il “Bianconiglio” di Alice nel paese delle meraviglie, tutti noi tendiamo a viaggiare di corsa: lo sviluppo di servizi che consentono un forte risparmio di tempo, come per esempio lo shopping via web, supermercati che ti portano a casa la spesa, fino alla figura del wedding planner, testimoniano come il “recupero del tempo” sia un bisogno tangibile nel nostro contesto socio-culturale. Più banalmente, chiacchierate contenenti affermazioni quali “servirebbero giornate di 36 ore!”, “ora non posso, ho troppe cose da fare”, per non parlare del classico botta e risposta “<<Come va?>>, <<Bene, ma sono stanco!>>” non fanno che sottolineare come il tempo sembri sgusciare via dalle mani.

La domanda è… ci fa bene questo? E, se la risposta è no, cosa possiamo fare per migliorare la nostra qualità di vita?

bianconiglio-sito

 

Cosa accade. Saturare il tempo che abbiamo di certo non può essere considerato un toccasana: le complesse relazioni neurobiologiche e psicologiche fanno sì che quando la nostra percezione di stress oltrepassi una certa soglia non sia così semplice ristabilire una sensazione di rilassamento. Non solo: si perde concentrazione, si riducono le intuizioni e l’elaborazione di nuove idee, si diventa ancora più insofferenti di fronte a fastidi sui quali, in altri momenti, avremmo sorvolato. Studi provenienti dalla Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni evidenziano come la questione temporale giochi un ruolo determinante nel nostro equilibrio mente e corpo: diversi studi in tale ambito mostrano come elevati ritmi di lavoro, essere oggetto di richieste pressanti, domande urgenti (Cox 1985; Smith 1985 citati in Cox et al.,2000; Winnubst et al., 1996) sono correlate a danni per la salute fisica e psicologica. Inoltre, l’accumulo di stress e spesso di sonno, interferisce (Stampi, 1989) negativamente con le prestazioni ed il rendimento lavorativo abbassando conseguentemente la produttività individuale (Rosa et al., 1989; Stampi, 1989 citati in Bernardi F., Sprini G., 2005).

Insomma, dallo stress sembra quindi non esserci un vincitore, ma solo vinti!

Quali soluzioni? La prima soluzione riguarda un ripensamento e un’eventuale discussione circa i propri incarichi sul lavoro, all’interno della famiglia e chiaramente dove possibile una redistribuzione dei ruoli. Ma purtroppo questo non è sempre possibile: a volte non si riesce a stabilire compromessi, inoltre molti dei compiti quotidiani non possono certo essere. cancellati: i soldi devono pur entrare da qualche parte, i figli vanno seguiti, a volte si ha qualcuno da curare e assistere, possono esserci esami da sostenere, chi più ne ha più ne metta.

In queste situazioni dunque quale può essere il piano B?

Quando non i può fare spazio fuori, si dovrebbe cercare di ricreare uno spazio interno. Non sempre la mancanza di tempo è da addebitare solo al datore di lavoro così insistente, ai figli vivaci, ecc.: noi in primis saturiamo tanti momenti “morti” scorrendo la bacheca dei social, mandano messaggi, leggendo lunghissime chat WhatsApp. Anche se apparentemente banali, queste attività richiedano che la nostra mente rimanga connessa e in tal modo non si “svuota”. Il lessico non è stato generoso definendo “morti” questi piccoli spazi temporali tuttavia essi hanno in sé, come un diamante grezzo, un grande potenziale per la nostra vita psichica: sono luogo di intuizioni, spunti, a volte ripensamenti, conclusioni che potrebbero essere fondamentali per noi e che si trovano un po’ per caso, un po’ come accade quando si imbocca per sbaglio una strada e si apre poi di fronte ai nostri occhi un panorama inaspettato.

Se i momenti vuoti sono pochi, è inoltre bene sfruttarli al massimo. Facciamo qualche esempio pratico.

Tutti noi facciamo code (al supermercato, in posta, dal dottore): sono luoghi in cui spesso se solo alzassimo la testa e ci guardassimo intorno potremmo accorgerci di cose diverse, a volte anche divertenti che ci accadono intorno, potremmo incrociare lo sguardo di una persona amica o il sorriso di qualcuno che potrebbe entrare nella nostra vita.

Gli spostamenti in auto, treno, ecc. son spesso fonte di rabbia che proviene direttamente dalla sensazione di star perdendo tanto tempo e spesso dall’idea che l’altro sia inefficiente (orari dei mezzi non rispettati, conducenti che a nostro avviso non sanno guidare, e cos’ via): questo stress diminuisce se si affianca al viaggio fisico anche qualche viaggetto mentale dove la mente può vagare, dove si può ascoltare la propria musica preferita, far riaffiorare qualche ricordo, ci si raffigura qualcosa che si vorrebbe fare più tardi o nel week end e così via.

E infine il sovrappensiero! Spesso sottovalutato e a volte addirittura denigrato (basti pensare alla definizione gergale “andare in oca”!), la capacità di “incantarsi” è invece un’attività depurativa della mente, che può aiutare a ricaricare le energie e costruire sensi e significati.

Infine, ogni tanto, ricordiamoci di noi: con noi stessi ci dobbiamo stare 24h su 24h ma spesso siamo proprio la persona che mettiamo in fondo alla lista: ogni tanto pensiamo a come ci vediamo, al nostro presente, a cosa sentiamo profondamente. Possiamo essere la migliore compagnia per noi stessi, perciò perché non darci uno spazio?

Non posso, ho fretta!
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