Perché è così difficile convincere i più giovani della necessità di fare una cosa a loro sgradita? Il confronto con chi si occupa di adolescenti a vari livelli (famigliari, educativi e organizzativi) ha portato alla mia attenzione questo tema.

“Regole e adolescenza” non è certo materia nuova: ogni generazione ha avuto e ha qualcosa contro cui opporsi, come se parte biologica della transizione alla vita adulta si componesse proprio di questo.

Possiamo pensare all’adolescenza come ad una fase in cui si affrontano alcune grandi sfide: costruire la propria identità, separarsi dalle figure genitoriali, sperimentare le prime relazioni di coppia, “debuttare” socialmente, appropriarsi del “nuovo corpo”. Se questi aspetti caratterizzano la quintessenza dell’essere giovani va da sé come sia difficile sbrigare tali compiti e stare chiusi tra quattro mura.

Anche quando i ragazzi trascorrano abitualmente gran parte del proprio tempo a casa (perché lo vogliono o perché desiderebbero andare fuori, ma non sanno come fare e chi frequentare!), la loro realtà è fatta costantemente di contatto con il gruppo di pari. Basta pensare al contenitore scolastico: se richiamate alla memoria i ricordi della scuola vi accorgerete come essa sia stata luogo di storie di amicizia, di storie d’amore sbocciate e altre mai nate, di confronto, scontro, di nuovo e vecchio che si univano regalando alla quotidianità un sapore a volte dolce a volte amaro. Su questo e su tante altre aree di socializzazione è stato temporaneamente premuto il tasto “pausa” del telecomando.

È vero, ci sono ben altre priorità al momento, tuttavia la questione dipende dai bisogni del singolo individuo : cosa significa priorità?

Ci accorgiamo di quanto il grado di importanza possa variare se pensiamo che aspetti banali delle nostre vite, scontati fino a qualche settimana fa, in questo momento non lo sono affatto! La valutazione dei nostri bisogni cambia a seconda del contesto in cui ci troviamo e l’ adolescenza vede a tal proposito una sorta di presentificazione del tempo: l’infanzia é andata e la vecchiaia è ancora lontana, così tanto che per alcuni sembra non li riguarderà mai. Per percepire l’importanza di un’urgenza (che può ” non essere tale per me”) é fondamentale abbattere la distanza: avvicinare il lontano, restringere il campo spazio tempo. Sottolineare gli aspetti positivi delle nostre scelte e vedere come un micromovimento mio possa determinare benefici per tutti (me compreso) può costituire una strategia vincente. Alcune ricerche mostrano infatti che presentare gli svantaggi derivanti da un comportamento rischioso non aiuta i ragazzi a cambiare il loro atteggiamenti: bisogna parlare di benefici, di effetti positivi.  Cosa ci guadagniamo se facciamo questa cosa? E Perché è importante nel qui ed ora fare questa cosa? Queste sono le domande a cui noi adulti dobbiamo rispondere.

Ultimo ma non ultimo, le scelte importanti, soprattutto se ci costano, non vanno solo “capite” ma “sentite” nel profondo.

Sono proprio le emozioni il più delle volte a influenzare i processi di decision making, o più banalmente “di scelta”. Il tono emotivo, sottofondo delle comunicazioni, va a toccare l’intimo dell’altro e a influenzare quindi la sua reazione: pensate per esempio alla macchina pubblicitaria e alla raffinatezza con cui sollecita temi per noi importanti dal senso di libertà che suscita guidare una certa auto, il defaticamento regalato dalle nuove tecnologie, il potere attrattivo conferitoci da un determinato profumo spruzzato sulla pelle. Tutto ciò che va oltre alle parole va a condire la comunicazione: mimica, tono, ritmo della voce, ecc.. E in adolescenza le emozioni sono pane quotidiano e si sa come si muovano velocemente, come montagne russe.

Cosa sente vostro figlio quando gli chiedete di rinunciare a qualcosa che per lui è importante, ora, in questo momento della sua vita?

Forse per chiedere a questi ragazzi di connettersi emotivamente e razionalmente con quanto richiesto il primo passo lo dobbiamo fare noi adulti allentando la distanza che si frappone tra la nostra esperienza e la loro, pensando che le due cose non sono necessariamente incompatibili, riconoscendo questa necessità: i giovani vanno accompagnati e aiutati a capire e dar significato a quanto sta accadendo, sfida difficile e contemporanea per tutti noi, per loro ancor più.

© Dr.ssa Sara Azzali

Psicologa Psicoterapeuta

Adolescenti: che fatica restare a casa
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