L’Estate sembra essere il periodo in cui gli Italiani utilizzano maggiormente i gironi di ferie maturati. “Andare in vacanza” ha molti significati e di certo non è ”vacanziero” solamente il tempo trascorso al mare, in montagna o in qualsiasi altro luogo lontano dalla propria residenza abituale. L’etimo “vacanza” proviene dal latino vacàntia, che rimanda piuttosto all’idea di essere liberi da occupazioni.

Infatti possiamo trascorrere due settimane in spiaggia e al rientro sentirci più stanchi di prima oppure passare le nostre giornate estive a casa e terminare il periodo di ferie con una piacevole sensazione di relax.

Perché? Non è tanto questione di “stress da rientro” ma di come scegliamo di impiegare qualitativamente gli spazi e i tempi che abbiamo a disposizione.

Essere in vacanza è infatti un’occasione per introdurre delle “discontinuità”, allontanarsi dalle solite abitudini consentendo alla mente di “nutrirsi”, ricaricarsi, evitando il “surriscaldamento” spesso generato dagli impegni incombenti e da tutti gli stimoli da cui siamo quotidianamente bombardati.

Al tempo stesso esiste il rischio che, abituati come siamo a vivere senza prendere respiro, andiamo ad organizzare viaggi e soggiorni con modalità molto simili a quelle del nostro abituale repertorio “da ufficio”.

Un piccolo esempio? La valigia. C’è chi costruisce liste infinite da spuntare ad ogni pezzo del puzzle prontamente inserito (operazione svolta spesso con l’estrema ansia di dimenticare qualcosa!), c’è chi invece si riduce all’ultimo ritrovandosi come un ladro a svuotare cassetti in cerca di qualcosa di adatto da portare con sè, con la sensazione che i minuti scivolino velocissimi come granelli di sabbia tra le dita.

Altro esempio? Vi presento una vignetta molto comune: vacanza in coppia, uno dei due ama dormire al mattino, l’altro è invece smanioso di visitare luoghi e per questo punta sempre la sveglia prima di andare a letto. Qualche giorno e scoppia il litigio, una gara a chi si sta adattando di più.

Ovviamente questi sono esempi leggeri, ma curare i piccoli aspetti fa sì che nell’insieme andiamo poi a maturare grandi differenze!

Quindi, come si deve fare? Credo che lo Psicologo, ma anche nessun altro, non possa fornirvi una soluzione univoca e universale; penso piuttosto che ognuno di noi dovrebbe interrogarsi circa i propri bisogni e quali condizioni possono aiutarlo a vivere una vacanza di qualità, facendo prima attenzione al “come” godere del proprio tempo e solo successivamente al “cosa” fare. Senza dimenticarci che, almeno in parte, i nostri progetti non troveranno riscontro perché “tutto” non si può programmare: e meno male! Anche l’inaspettato, l’imprevisto, possono aggiungere pepe alla nostra giornata, a volte ci mettono alla prova permettendoci di scoprire parti di noi che solitamente non emergono, tra questa, la creatività.

Per concludere prendo a prestito una frase di Proust:

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi”.

 

Buone vacanze a tutti!

© Dr.ssa Sara Azzali

Psicologa Psicoterapeuta

Fidenza, Via XXV Aprile 1

Parma, Strada Repubblica 61

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Cos’è davvero la vacanza?
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