Il momento del pasto è un attività fondamentale per i bambini e per tutta la famiglia: fin dai primi mesi di vita attraverso il cibo non passa solo il nutrimento, ma anche emozioni, affetto; diventa luogo di conversazione e ritrovo, un momento da condividere con tutta la famiglia. Per tutte queste ragioni è importante che i bambini facciano una buona esperienza “culinaria”, sia dal punto di vista nutrizionale che emotivo e relazionale, in modo da sviluppare un regime alimentare equilibrato ma anche un rapporto sano e positivo con il cibo.img_1396-2

Le due cose infatti sono strettamente collegate, basta pensare all’insieme di gesti e parole d’amore di una mamma intenta ad allattare il proprio bambino o alle ragioni che ci spingono ad invitare a cena una persona a noi cara. Al contrario, il rifiuto di alimentarsi o l’abbuffata, ci segnalano che qualcosa dentro non va come dovrebbe, sia che si tratti di un virus gastrointestinale che di forti preoccupazioni, ansia, tristezza. Insomma, ad ogni età il cibo costituisce un forte canale comunicativo.

E’ quindi bene accompagnare i bambini nella scoperta del mondo alimentare proprio come si farebbe in qualsiasi altro percorso importante. Nel fare ciò è bene ricordarsi che mentre per noi un pomodoro o una bistecca son solamente un pomodoro e una bistecca, per i bambini essi possono diventare strumenti, pozioni, in quanto essi dipingono tramite la fantasia un mondo incantato, di cui spesso noi “grandi” non teniamo memoria. In modo appropriato e con alcune regole gli alimenti e la cucina possono trasformarsi in giochi. 

A quale scopo?

Il gioco col cibo:

– permette al bambino di famigliarizzare con i vari tipi di alimenti

– permette al genitore e bambino di condividere insieme uno spazio di tempo diverso e spezzare la solita routine di giochi “preimpostati” o acquistati

– consente sia a mamma, papà, sia al bambino di parlare un po’ di sé attraverso “l’azione”: i bambini comunicano molto di più con il gioco che non con le parole, pertanto ogni “gioco” è occasione di conoscere meglio vostro figlio!

– è un luogo in cui si può imparare (e insegnare) divertendosi, a patto che l’attività ludica non si trasformi in un mero indottrinamento di regole di bon ton

mescolare, pasticciare, trasformare le sostanze sono spesso attività in cui corrono liberi i pensieri e volano le fantasie, una specie di “SPA” della mente che aiuta a svuotare e ricaricare, non solo per i piccoli ma anche per noi adulti!

Bene, direi che a questo punto siamo pronti per metterci in gioco. Ognuno può cominciare tirando fuori il bambino che è dentro di lui; se questo si rivelasse complicato non perdete i prossimi articoli perché vi suggerirò esempi semplici e piacevoli di attività che ognuno di voi può svolgere col suo bambino nella cucina di casa propria!

Dott.ssa Azzali Sara

Psicologa e Psicoterapeuta a Fidenza e Parma

Tutti a tavola! Significati, giochi e crescita attraverso il cibo.
Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn
Tag:                                             

2 pensieri su “Tutti a tavola! Significati, giochi e crescita attraverso il cibo.

  • 11 ottobre 2016 alle 16:38
    Permalink

    Buongiorno, Io ho un bambino piccolo 2 anni. Non sempre, ma ultimamente capita che faccia i capricci durante la cena, rifiutandosi di mangiare. Vuole solo l’omogenizzato di frutta.

    Abbiamo provato anche a non dargli la merenda durante il pomeriggio ma sembra non sia collegato.

    Immagino che ovviamente quello che è stato scritto qui sopra è per bambini più grandi ma c’è qualche consiglio che mi può dare?

    Rispondi
    • 11 ottobre 2016 alle 20:45
      Permalink

      Buonasera! Se avete tolto la merenda suppongo che lei e la sua compagna vi sarete chiesti se quello che accade possa essere legato a qualche scorpacciata che precede il pasto consueto: per prima cosa di fronte al rifiuto del cibo il genitore deve infatti chiedersi se ci sono effettivamente dei problemi di tipo fisico, per esempio se si sta fornendo troppo cibo o se al contrario se l’accrescimento non raggiunge i livelli generalmente previsti per quella specifica età e proporzionati in base all’altezza del piccolo. Esclusi questi aspetti rivedendo la propria tabella alimentare e consultandosi col Pediatra di fiducia, è bene considerare quali motivazioni psicologiche può invece sottendere questo comportamento.
      Come accennato nell’articolo il cibo è molto più che un alimento: racconta qualcosa del bambino e delle relazioni in atto, fin dalla più tenera età. Mi sembra però importante contestualizzare ciò che sta accadendo nella specifica fase evolutiva: il suo bambino ha 2 anni, età in cui generalmente compaiono i primi “no”, rifiuti che agli occhi dei genitori possono apparire a volte addirittura senza senso o semplici capricci. Ma perché i bambini dicono no? Dicendo “no” essi differenziano sé stessi dagli altri, imparano che possono manifestarsi in disaccordo e portare avanti una loro idea e quindi una loro identità. Qualcosa di simile ritorna paradossalmente nell’adolescenza, quando i figli attraversano una fase in cui si oppongono ai genitori quasi per il gusto di farlo, perché vogliono toccare con mano la possibilità di sentirsi padroni dei propri pensieri e propri azioni. Il rifiuto del cibo che voi offrite può essere parte di questo atteggiamento oppositivo che i bambini tra i 2 e i 3 anni agiscono. Un rifiuto stimola inoltre l’attenzione dei genitori: sia che lo sgridiate, che gli togliate la merenda o anche nel caso in cui insistiate dolcemente affinché mangi, il bambino coglie un enorme mole di attenzione su di lui il che non fa che incrementare la possibilità che riproponga di nuovo proprio questo stesso comportamento. Quindi, anche se può risultare difficile, non concentratevi troppo sul rifiuto del bambino. Cercate piuttosto di rendergli “invitante” il momento del pasto, per esempio conducendo un pasto tranquillo, dove si mangia con calma, ci si parla; invitatelo a considerare gli aspetti divertenti del cibo come i profumi, i colori, per esempio disponendo in modo particolare gli alimenti nel piatto, in modo da incuriosirlo. Non ricorrete a punizioni ma nemmeno a premi. Chiedetegli cosa gli piace e proponetegli tipi diversi di gusti.
      Tra qualche giorno inserirò un nuovo articolo sui “giochi in cucina”, stavolta rivolto a bambini più piccoli.
      Se volete approfondire l’argomento, magari con maggiori informazioni contattatemi privatamente. Un caro saluto e, vista l’ora, buon appetito!

      Dott.ssa Azzali Sara

      Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *