Nel corso degli ultimi sei anni ho lavorato, prima come ricercatrice, poi come psicologa, in un centro di Procreazione Medicalmente Assistita, dagli addetti ai lavori abbreviata con l’acronimo PMA.

Dal punto di vista psicologico dalla mia esperienza clinica ho tratto alcune considerazioni importanti che vorrei condividere con un pubblico più ampio.

In primis ogni coppia ha una sua storia. Non solo ogni individuo ha un suo percorso, ma anche la coppia lo ha: da quando si è incontrata al perché desidera il figlio, o perché ha aspettato, che significato. Capire questo è fondamentale, sia per coloro che vivono l’infertilità di coppia, sia per i loro amici, parenti: la coppia che si confronta con le altre senza comprendere perché a parità di anni, tentativi, o ancora di patologia, abbia esiti diversi, spesso è portata a vivere con angoscia o delusione tale confronto. La verità è che di fronte alla stessa difficoltà le persone possono rispondere fisicamente ed emotivamente in modo molto differente. Inoltre, una sorta di “scorciatoia di pensiero” induce a considerare spesso solo i casi più “fortunati”, che portano a guardare a sé stessi e alla propria storia con ancora più dolore.

Altro punto, se si pensa di intraprendere un percorso PMA è importante considerare che esistono tanti step e che, anche solo dal punto di vista organizzativo, si tratta di un iter impegnativo, che può sottoporre la coppia e i singoli individui a forte tensione emotiva. Questo non è uno scoraggiamento, anzi: tenere presente che si potrebbero incontrare difficoltà può consentire alla coppia di mettere in campo risorse, quella capacità che noi psicologi chiamiamo resilienza, che consente di superare con propri strumenti gli ostacoli posti sul cammino.

Ultimo ma non ultimo, se e quando il bambino arriverà, sarà un bambino come tutti gli altri: gli studi scientifici mostrano chiaramente che i bimbi nati da PMA sono fisicamente e cognitivamente uguali ai bimbi nati da gravidanza spontanea, piuttosto a volte sono i genitori che nei primi anni li guardano con occhi più attenti, a volte più preoccupati, perché una gravidanza tanto desiderata e cercata fa sì che essa divenga “preziosa”, un sogno divenuto realtà. E non preoccupatevi di dover spiegare al proprio bimbo come è nato: se vorrete e sentirete giusto racconterete a vostro figlio quanto e come lo avete cercato, non c’è problema, ma del resto…quando si ha una gravidanza spontanea ci si pone il problema di raccontare al bimbo come è stato concepito?

© Dr.ssa Sara Azzali

Psicologa Psicoterapeuta

Studio di Psicologia a Parma e Fidenza (PR)

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Coppie che cercano un bimbo attraverso la procreazione medicalmente assistita: uno sguardo psicologico
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