Nel precedente articolo abbiamo parlato dei segnali che emergono quando i bambini sono gelosi. Cosa possiamo fare affinché questa situazione non sia solo foriera di malessere per il bambino, ma gli permetta anche di crescere e rafforzarsi?
In primis ascoltiamo, e rassicuriamo i bambini, senza mostrarci spaventati o stupiti della gelosia che provano. Il mero rimprovero per le ostilità indirizzate al fratello non aiuta infatti il piccolo ad elaborare i sentimenti di aggressività e tristezza, che continuano invece ad essere incanalati verso le vie che il bambino conosce. La mancata possibilità di esprimere gli affetti negativi dunque non li fa sparire: li rende semplicemente reconditi. I piccoli così possono farsi l’idea che certi sentimenti siano ritenuti dai genitori “brutti”, “sgradevoli”, che alla loro espressione segua un’azione punitiva. Questo rende improbabile che il bimbo possa aprirsi con i genitori, che impari a condividere ciò che prova. La gelosia repressa inoltre diventa spesso più profonda e aumenta nel tempo! Anche criticare il bimbo per esempio dicendogli di smetterla di comportarsi da bambino piccolo, sminuisce i sentimenti del figlio e lo può far sentire inadeguato.
Questo non significa che ai bimbi più grandicelli, ai primogeniti, sia tutto concesso, anzi: le regole devono essere chiare e valide per tutti, le abitudini dovrebbero essere mantenute il più possibile. I bambini devono comprendere che ci sono limiti che sono posti non per sadismo ma per permettere a tutti di vivere bene e crescere, insieme.
Bisogna spiegare quali comportamenti non vanno bene e perché, in quanto i bimbi possono anche non rendersi conto del male che possono fare agli altri e a sé stessi coi loro gesti o le loro parole: bisogna accompagnare poco alla volta i figli nella comprensione di cosa ha motivato certi comportamenti, perché è così che ci si abitua a conoscere il proprio mondo interno e a scandagliare varie strategie possibili per affrontare ciò che ci portiamo dentro, senza passare direttamente all’azione.
Un altro passo importante è dare ad ogni figlio spazi propri, anche incoraggiando e sostenendo le individualità, non facendo differenze ma piuttosto valorizzando la diversità. In questo modo i figli possono toccare con mano che ognuno ha lo stesso valore e porta con sé ciò che lo caratterizza, nella sua unicità. Pertanto evitiamo i confronti, perché non servono a nulla se non a creare competizione e rivalità!
Per quanto possibile è importante lasciare che i figli risolvano da sé i loro conflitti, ma se la situazione degenera ed esiste il rischio che ci si faccia male, oppure le parole vanno oltre l’accettabile, è bene separarli (5 minuti per i bimbi fino a 5 anni possono bastare, 15 se i bimbi sono più grandi) in maniera da farli calmare. Dopo questa “decompressione” è sarebbe opportuno cercare di capire, insieme, come ognuno può aver contribuito a fomentare il litigio. In questo modo riportiamo ad ognuno la responsabilità delle proprie azioni e aumentiamo la consapevolezza di quanto ci è accaduto dentro e nella relazione con l’altro.
Le punizioni andrebbero evitate, in quanto spesso non sono che deleterie. Da una parte insegnano che il comportamento che ci permette di prevalere è quello aggressivo, ma non solo: la punizione è comunque un prestare attenzione, seppur in senso negativo. A tale proposito è necessario ricordare che spesso il bimbo geloso cerca proprio l’attenzione dal genitore, attenzione che, attraverso l’azione punitiva del genitore, viene in un certo senso ottenuta. Questo comporterà il rischio che i comportamenti indesiderati si ripresentino piuttosto frequentemente!
Ultimo ma non ultimo, lavoriamo sul nostro comportamento: come adulti offriamo ai piccoli modelli, che dovrebbero essere il più vicino possibile a quei comportamenti che chiediamo ai bambini stessi. Ciò implica anche l’utilizzo di una coerenza non solo rispetto quanto “si chiede”, ma anche quanto “si fa” in prima persona.
© Dr.ssa Sara Azzali
Psicologa Psicoterapeuta
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Parma, Strada Repubblica 61