Sentiamo spesso parlare di empatia: che cos’è e quando nasce?
Il termine “Empatia” indica la capacità di condividere le emozioni dell’altro e comprenderne dunque i bisogni. Ad oggi si parla molto di questa abilità: perché? Perché essa costituisce un fattore importante nella costruzione di buone relazioni. L’essere umano è infatti prima di tutto un essere sociale: uno dei nostri bisogni è proprio quello di relazione tant’è che spesso la sofferenza e la sensazione che qualcosa non funzioni derivano proprio dal constatare una propria difficoltà nel costruire e sostenere i legami con gli altri.
L’empatia nasce parallelamente all’emergere del senso di sè: il neonato non è in grado di distinguere sè stesso come distinto dagli altri. Pertanto non è capace di una vera e propria empatia. Piuttosto, i bambini molto piccoli possono piangere di fronte al pianto di un amichetto o ridere di fronte al riso di un adulto, in una sorta di “contagio emotivo”, involontario. Nel secondo anno di vita iniziano a sperimentare un senso di sé e a differenziarsi dagli altri. Man mano che crescono possono distinguere una vasta gamma di sentimenti. A questa età il vocabolario si amplia e questo consente di potersi “rappresentare” le esigenze altrui. Come dice Guianni Rodari in una poesia
“Abbiamo parole per vendere
parole per comprare
parole per fare parole
ma ci servono parole per pensare…”
Infatti le parole permettono al bambino, nonché all’adulto, prima di tutto di poter pensare. Poi anche di potersi esprimere.
Così già a due anni i bambini possono divenire consapevoli del fatto che un’altra persona è angosciata o triste, e lo si vede bene dai gesti altruistici e di conforto messi in atto.
Inizialmente si tratta di abbracci, carezze, prestare il proprio ciuccio, crescendo questi gesti si arricchiranno di parole, offerta d’aiuto oltre che vicinanza.
Questo consente pian piano di poter instaurare legami profondi con l’altro. Perché stare con qualcuno che “ci capisce” ci fa sentire tenuti, amati, ci fa sentire importanti.
E i genitori come possono promuovere questa capacità nei loro bimbi?
Vi propongo 5 suggerimenti.
- REGOLE E PRINCIPI CHIARI: arricchite le regole di spiegazioni che aiutino a comprendere le conseguenze dei propri gesti. Per esempio “non mordere tuo fratello, perché gli faresti male”, è più efficace che dire semplicemente “no! non farlo!”
- MANIFESTAZIONE EMOTIVA: il messaggio deve essere accompagnato da un appropriato tono emotivo. In generale una modalità fredda arriva meno di una modalità più energica, che lasci trasparire i sentimentiù
- SOTTOLINEARE LE QUALITA’ PROSOCIALI: dire al bambino che è stato “generoso”, “gentile”, ecc. lo aiuta a interiorizzare tali aspetti di sè
- ESEMPIO DEL GENITORE: mostrarsi altruisti, prosociali nei confronti altrui, promuove modalità simili nei bimbi.
- ESSERE EMPATICI VERSO IL BIMBO E IN FAMIGLIA: ultimo consiglio ma punto di partenza per tutti gli altri. Un clima caldo e affettuoso, fatto di una sincera empatia costituisce un buono sfondo per lo sviluppo di sentimenti verso gli altri.
© Dr.ssa Sara Azzali
Psicologa Psicoterapeuta
Studio di Psicologia a Parma e Fidenza (PR)