Natale è il periodo delle ” fiabe”. Quante storie ci vengono proposte in questo periodo dell’anno? Storie di fantasia, classici, nuove uscite al cinema. Nella cultura occidentale sembra quasi che in questo momento dell’anno siamo tutti d’accordo a dedicare più spazio alla costruzione, lettura, narrazione di storie. In effetti la frenesia quotidiana, le corse di tutto l’anno non ci aiutano a sostare in mondi fiabeschi, anzi. Allo stesso tempo gli adulti delle “vecchie generazioni” si chiedono se i bimbi di oggi siano ancora interessati a quello che rendeva felice i piccoli qualche decina di anni fa.
Ma partiamo da una domanda da porci anzitutto come adulti…
…siamo ancora in grado di creare fiabe?
Ci lamentiamo spesso che i bambini di oggi non apprezzano più i semplici piaceri quali leggere un libro o sentire raccontare una storia. Giocano in modo virtuale con milioni di amici, senza poi riuscire a condividere qualcosa con quelli reali.
Non credo le cose vadano proprio così: quando un bambino si “rifugia” univocamente in un’attività, virtuale o meno che sia, non ha a che fare tanto con la responsabilità di chi produce i giochi tecnologici. Nemmeno col fatto che quei giochi glieli abbiamo acquistati. Penso piuttosto abbia a che fare con qualcosa che sfugge a noi adulti, con un bisogno forse inespresso o non colto che il bimbo sta soddisfano come può.
I piccoli ci parlano, ma con un loro linguaggio, che non è sempre semplice da decifrare. E noi adulti rischiamo di fraintendere, perché può essere difficile cogliere chiaramente le loro richieste e altrettanto comprendere quando veramente qualcosa non piace loro, oppure quando non piace perché non nemmeno avuto il tempo e il modo di conoscerla e apprezzarla.
Qualche giorno fa ho regalato un libretto molto divertente ad un bambino particolarmente vivace. Certo, il libro era adeguato all’età, ricco di disegni e proposte accattivanti. Lui lo sfogliava a bocca aperta. Per un attimo il suo mondo veloce si è “fermato”. Ma un bimbo scopre il piacere dei libri o giochi di fantasia solo se siamo noi a farglieli conoscere, a fargli credere che possano essere importanti per lui.
Spesso per comunicare e capire un bambino dobbiamo utilizzare il suo codice, dobbiamo sforzarci di tradurre la nostra lingua in forme adatte alle varie fasce di età.
Da questo punto di vista favole e racconti rivestono un ruolo vincente, diventano metafore di sogni, problemi, difficoltà. In questo periodo, più che in altri, abbiamo l’occasione, lo spazio, il clima favorevole per vedere, ascoltare, leggere tante storie.
Inoltre ricordiamoci che delle fiabe non hanno bisogno solo i bambini: tutti noi abbiamo bisogno di storie da raccontare, da raccontarci. La nostra stessa vita è una storia dove, se perdiamo il filo rosso, se non abbiamo più la serenità del seguito, tutto il resto di blocca.
Qualche idea…
Vi lascio con due idee: provate a calarvi prima di tutto voi in un mondo incantato. Ricordatevi com’era essere bambini. Le cose belle, ciò che desideravate.. Anche i sogni insoddisfatti. Poi calatevi col vostro bimbo in avventure, sogni ad occhi aperti. Inventate giochi, lasciate volare la fantasia.
Piuttosto che passare il tempo a chiedervi come “sottrarre” Tablet, play, ecc. provate a trovare tempo per la “vostra” fiaba di Natale. Potrebbero accadere cose inaspettate e meravigliose.
Buon Natale a tutti,
© Dr.ssa Sara Azzali
Psicologa Psicoterapeuta
Studio di Psicologia a Parma e Fidenza (PR)