Spesso, quando qualcosa non funziona, ci chiediamo cosa possiamo fare di diverso?
Cambiare la propria vita è un tema sempre in auge: c’ è chi “fa”, per balzare in avanti, c’è chi rimugina, c’è chi promette continuamente a sé stesso nuove abitudini e atteggiamenti.
Pensate a Bridget Jones e i suoi continui propositi: molti di noi non si sentono forse come la protagonista pasticciona del famoso diario?
I buoni propositi infatti restano spesso “buoni” solo sulla carta…
Come si fa a cambiare davvero vita?
Nessun professionista serio, nè essere umano onesto, vi può promettere ricette magiche.
Credo però che un fattore rilevante del cambiamento possa essere costituito dal potersi “pensare in maniera diversa“.
Freud, già nel lontano 1895, diceva
“Penso che quest’uomo stia soffrendo a causa dei suoi ricordi”
Di fatti sono i pensieri, le emozioni, il nostro mondo interno a guidare i passi che facciamo ogni giorno. Le nostre scelte, le nostre rinunce!
Cominciare a chiedersi che cosa si pensa di sé è un buon punto di partenza.
Modificare il modo di pensare a sé stessi e di potersi “raccontare” è infatti un lavoro molto complesso i cui presupposti sono conoscere la propria “dotazione di base”.
Cosa intendo con questo?
Vi faccio un semplice esempio. Pensate ai neonati: un bimbo non può cominciare a correre o ad afferrare oggetti dall’oggi al domani. Piuttosto intercorre un tempo in cui osserva le sue manine e capisce che “sono sue“. Tocca gli oggetti, e si accorge di che cosa gli provocano sulla pelle. E così via.
Anche il nostro mondo emotivo e cognitivo ha bisogno di essere “conosciuto” da noi: familiarizzando impariamo come siamo fatti. E allora posso accorgermi che tendo a rinunciare a nuove opportunità perché, esempio, sono spaventato dal cambiamento. O ancora, ho imparato a tenere sotto controllo tutto e ogni volta che un piccolo elemento esce dallo schema vado in tilt. Che mi arrabbio quando non mi vengono corrisposti favori che in realtà nessuno mi ha chiesto ma che mi sento sempre in dovere di adempiere.
Se non vedo questi aspetti posso anche cercare di cambiarli, ma sarà molto facile cadere continuamente nei cliché del mio passato. Tant’ è che a volte si ha proprio la situazione di ritornare puntualmente da capo (il classico “la storia della mia vita”).
Se invece capisco cosa accade dentro posso anche vedere questa lettura di me come uno dei racconti possibili (tra tanti!).
Spesso nei film il cambiamento è simboleggiato con un cambio di abito, di stile: ciò che faccio, in parallelo con ciò che sono. Sono elementi che si modificano vicendevolmente in effetti. Ma non c’è abito o elemento esterno che possa trasformarci in qualcosa che non siamo, se dentro non c’è un corrispettivo “cambio di prospettiva”.
Ri-conoscersi consente al contrario non di ingabbiare il proprio stile, le proprie scelte, ma di allargarle, di espandere ciò che possiamo o vogliamo essere.
© Dr.ssa Sara Azzali
Psicologa Psicoterapeuta
Studio di Psicologia a Fidenza, a Parma e attraverso videocall