Ormai da una settimana ci troviamo in un nuovo lockdown . Se da un lato l’esperienza passata aveva creato aspettative più o meno confermate, dall’altro lato non è così semplice cancellare quella sensazione di “amaro in bocca” sperimentato da molti. Oltre alla gravità della situazione ( perchè siamo ancora qui, perché non si può lavorare, per le difficoltà della DAD, ecc….) questa sosta forzata va a sollecitare pensieri sensazioni, scuotendo il nostro mondo interno. E’ possibile che situazioni di questo tipo vadano proprio a scuotere “il fondo del barile” .
Stare fermi infatti porta a “ripiegarsi” su sé stessi mentre l’attività in senso agito (fare senza troppa consapevolezza di ciò che motiva le proprie azioni), corre su un binario diverso a volte persino opposto alla riflessività.
Sottolineo che con attività non intendo solo spostarsi fisicamente, ma tutti quei movimenti, anche “intellettuali”, di riempimento, fatti allo scopo di non sentirsi bloccati.
Tutte le volte che sentiamo la necessità di dover “riempire” dovremmo alzare le antenne: che cosa non possiamo fermarci a sentire/vedere/toccare?
Perché è proprio negli spazi vuoti che si entra maggiormente in contatto con sé stessi: immaginiamo il nostro mondo interno popolato da tanti personaggi. Idee, sentimenti, emozioni, memorie. Ecco, se una parte di questi inquilini è avvertita come “indesiderata” si può sentire il bisogno di tenersene lontano.
Spazi e momenti vuoti possono favorire la presa di scena proprio di quei personaggi che volevamo tenere lontani.
Qui potremmo aprire un capitolo intero, un libro probabilmente. Ma contestualizziamoli al lockdown.
So-stare in queste sensazioni negative già presenti dentro di noi, quindi non nate con questo periodo ma piuttosto “trascinate fino ad ora”, credo sia una delle sfide tuttora più faticose per molte persone.
Questa è ovviamente una lettura parziale, aggiuntiva (non sostitutiva!) allo stato di malessere che tanti si trovano a vivere: certo ci sono anche sensazioni che originano nel qui ed ora per esempio conseguenti la mancanza di contatto sociale in presenza, o le preoccupazioni per il lavoro mancante e via dicendo.
Ma il vostro vissuto negativo come ci c’entra con quello che sta accadendo ora ? Quale parte più fragile di voi muove?
E’ uno spunto che una volta messo a fuoco può diventare punto di partenza per un lavoro interno, che può in alcuni casi far evolvere la crisi in “opportunità”.